lunedì 19 novembre 2012

Ritorno? No, grazie!


Visto il molto tempo passato dall'ultima pubblicazione, quale migliore occasione per scrivere qualcosa, se non sulle sensazioni a caldo dopo l'ultima regata alla quale sono stato costretto a "sacrificarmi"

Senza più vogare, a pochi metri dal traguardo, con molti pensieri per la testa. Foto di  A. De Nardis, visibile alla pagina Facebook dell'Associazione Canottieri GIudecca

Dalla mia decisione di non partecipare più a regate di tipo minore sono passati più di due anni. Ieri, come capitato anche in occasione del trentennale della mia società, ho dovuto partecipare alla regata sociale alla valesana per permetterne lo svolgimento, altrimenti non si sarebbe raggiunto il numero minimo di iscrizioni.
Dall’estate scorsa non mi sono interessato troppo alla voga: le uscite fatte erano principalmente a due remi, di svago e senza mai forzare. Alla valesana ero uscito una volta ai primi di ottobre, dieci giorni prima della gara e il sabato precedente alla gara, dopo aver passato il venerdì alle prese con i primi mali di stagione, ovvero mal di gola e febbre che solitamente, e anche questa volta, mi mettono completamente ko.
La mia volontà, fin da quando ho capito che avrei dovuto gareggiare, era di far in modo che gareggiassero i concorrenti di basso livello. Grandi nomi non erano presenti, se non due regatanti medi della valesana, ovvero Cristiano Peroni e Giovanni Croff. Sulla carta me li figuravo proprio in quest’ordine di arrivo. Il mio stato di malessere fisico aiutava quindi la mia volontà a non voler impegnarmi nella competizione.
Pur non interessandomi troppo di regate, in questo periodo ho continuato a seguire anche l’andamento puramente amatoriale dei soci della Canottieri Giudecca; mi chiedevo, in questa regata, quali avrebbero potuto essere i miglioramenti, o comunque i risultati raggiungibili, da qualcuno degli iscritti.
La new entry era rappresentata da Christian De Nardis, un giovane atleta prelevato dal nuoto, che a suo modo e con molta discrezione, da un paio d’anni sta cercando di muovere i primi passi nel complicato mondo agonistico della voga, pur conscio che c’è molto da imparare.
Tornando a me, la tattica studiata a tavolino era molto semplice: alla partenza avrei lasciato sfilare gli avversari. Avrei seguito il più possibile proprio il meno esperto del gruppo per eventualmente aiutarlo o dare delle indicazioni ma, cosa ben chiara, non avrei fatto in nessun modo la gara.
Per cui non mi importava troppo che il percorso fosse stato accorciato, che non avessi alcuni accorgimenti tecnici limati al più piccolo particolare, che non fossi al 100% della salute, che non avessi nessun tipo di allenamento specifico.
Il destino, un po’ beffardo, mi ha dato subito un segnale particolare: al sorteggio dei numeri d’acqua ho pescato il numero 1: quello più favorevole in questo caso, perché avendo davanti una curva lunga, avrei avuto a favore la traiettoria migliore. Mai, in molte regata alla valesana e non, sono partito col miglior numero d’acqua!
Poteva essere un segnale, un avvertimento a vogare sul serio ma ho voluto ignorarlo.
La prima partenza è stata annullata per colpa di chi vogava troppo e anche per colpa mia che ero rimasto troppo arretrato, dato che sono l’unico a non aver proprio mosso neanche i remi.
Alla seconda partenza ho forzato un po’, cercando sempre di stare un po’ più indietro degli altri e quindi è partita la gara.
La prima mossa è stata rallentare, praticamente fermarmi e portarmi dietro a tutti i concorrenti, in modo da osservare la regata come fa normalmente la barca giuria.
Ho cominciato a dare indicazioni a distanza proprio al più inesperto del gruppo e quel ruolo mi si addiceva bene: non avrei raggiunto nessun risultato ma avrei potuto far in modo che ne venisse fuori una bella gara. Invece il primo imprevisto: un contatto, dal mio punto di vista non voluto e causato dalla poca esperienza nel confronto ravvicinato, mette quasi subito fuori uso proprio il mio “pupillo” con un altro concorrente. Io rallento nuovamente e tento di spostarmi per far passare gli ultimi due concorrenti in gara che però trovandomi praticamente fermo, anziché schivarmi cominciano a vogarmi sopra i remi rischiando di causare un ulteriore groviglio. Nonostante avessi indicato loro di passarmi perché sarei stato fermo non c’è stato modo di farglielo capire. In quel momento quindi mi è tornato alla mente quanto ho sempre criticato delle regate e del modo poco corretto di porsi di molti dei loro partecipanti.
Anche il mio comportamento durante questa gara poteva essere poco rispettoso perché di fatto non stavo gareggiando. Questa breve riflessione mi ha fatto partire con uno scatto nervoso, per togliermi di torno, non dare più fastidio e non farmi infastidire da nessuno. 40 vogate, un minuto a tutta forza. Mi volto e dietro c’è un buco. Davanti a me, a pochi metri il secondo, Giovanni Croff. Riprendo a vogare con l’unico passo che potevo esprimere senza un vero e proprio allenamento. Mi fermo per un attimo nuovamente guardando indietro, per capire se qualcuno del gruppo attardato poteva recuperare, ma non vedo nessuno in grado di riportarsi sotto. Continuo quindi a vogare fino a raggiungere la poppa del mio più diretto avversario. A quel punto termina anche la vogata col mio passo. Mi accodo e rallento la vogata quel tanto che basta per restare in quella posizione senza fatica. Ovviamente quella posizione era quella più congeniale per il tipo di condotta che volevo seguire: vagavo senza intralciare, senza far gara e senza esser intralciato.
Al giro del palo la giuria (Marco Farnea, giudice comunale) ci richiama ricordandoci di non scontrarci, di rallentare al giro del palo. Diciamo che sembrava quasi un’istigazione a fare il contrario. Nessuno di noi voleva danneggiare il proprio avversario. Io, per dare un segnale in questo senso, mi sposto “al campo” e ricevo ulteriori indicazioni, sempre più preoccupate, sul fatto che non posso superare al campo, che devo rallentare. A quel punto, anche a voce, rispondo che non voglio danneggiare nessuno, anzi.
Giriamo quindi il palo senza problemi. E riprende l’ultima fase di gara dove Giovanni Croff tenta l’ultimo assalto al primo posto. Io resto dietro e poi, in vista del traguardo decido di mollare completamente, tanto non aveva comunque senso vogare ancora. Il quarto aveva un distacco enorme e non mi avrebbe preso neanche se avessi rotto un remo o fosse capitato chissà che imprevisto.
Terzo quindi. Per la prima volta senza il peso di dover gestire una gara. Terzo dopo aver fatto una non partenza e aver “perso” tempo in coda al gruppo.
Un terzo posto che non vale nulla dato che avversari veri non ce n’erano. O meglio i primi due potevano essere avversari, forse, se avessi vogato. Una gara che per me contava meno che niente dato che non avrei potuto esprimermi per mancanza di allenamento.
Una gara che mi ha lasciato perplessità sull’interpretazione della gara da parte degli ultimi arrivati (che sono stati i primi a partire davanti a tutti) e sull’interpretazione della giuria al giro del palo, come se fosse scontato che al giro del palo debbano esserci problemi, come in certe regate comunali che ho trattato anche in questo blog.
Una gara dove fastidiosamente qualcuno è riuscito anche quasi a prendersela con i suoi avversari per la poca sportività pur essendo una competizione di scarso livello.
Una gara che quindi ha confermato le mie scelte sul fatto di non vogare più in regate insensate e senza una preparazione almeno annuale, se non per scopi societari, come poteva essere oggi.
Insomma, come mi ha suggerito un amico, una regata A MODO MIO.

5 commenti:

Tifoso deluso ha detto...

E noi che ci eravamo illusi che tu ritornassi alle gare....avevamo già preparato gli striscioni e le bandiere....come faremo adesso?

A modo mio ha detto...

È ovvio che questo, come moltissimi altri, è un blog personale e se ciò che scrivo non piace/non interessa può semplicemente essere ignorato.
Non sono alla ricerca di protagonismo, il blog è solo uno strumento di sfogo di alcuni pensieri.
Trovo fuori luogo l'ironia usata, mi sembrava scontato e banale che non interessi a nessuno un mio mancato ritorno all'attività agonistica (se così si può definire l'attività di partecipazione alle gare nella voga veneta).
Il commento è quindi inutile ma l'ho pubblicato egualmente nonostante l'anonimato.
Probabilmente questo, il commento precedente e altri di questo genere verranno cancellati in fase di risistemazione futura del blog.

Tifoso deluso ha detto...

Ti ho preso in giro perchè manchi di rispetto per chi organizza le regate sociali. Se non ci fosse gente che si sbatte anche per organizzare queste regate, che per te non significheranno niente, ma per molti sono una cosa bella e importante, sai che mortorio...sono tante piccole iniziative che aiutano a mantenere in vita la tradizione della voga veneta. Quindi diciamo semplicemente le cose come stanno, te non hai voglia di fare le regate, e fai bene a startene a casa. Il fatto poi che dici sempre che quello che scrivi è una tua idea personale, non ti mette al riparo delle critiche, visto che queste idee le esprimi pubblicamente. Quindi se spari cazzate ti becchi anche i commenti di critica. Puoi anche cancellare tutti i commenti in futuro ma la questione non cambia. Ti prego di non offenderti se sono stato duro, apprezzo il tuo impegno nel fare questo blog, ma cerca di scrivere, in modo di non offendere gli altri, perchè credo che tu, ingenuamente, non ti accorgi di quanto a volte sei offensivo.
saluti

A modo mio ha detto...

A questo punto non cancellerò il commento perché hai motivato la tua critica.
Sono dell'idea che le proprie idee vadano espresse sempre e sia giusto confrontarsi. Dal dialogo nasce sempre qualcosa di buono, dal non dialogo ne esce quasi sempre una presa di posizione che a lungo termine può portare alla radicalizzazione, all'estremizzazione dei pensieri stessi.
Quando scrivo sono molto più "duro" di quando parlo. Mi ripeterò all'infinito ma il mio blog è SOLTANTO uno spazio di espressione di opinioni del tutto personali e quindi ovviamente non condivisibili e criticabili.
Ho fatto parte per 10 anni del direttivo della Canottieri Giudecca, attivandomi con entusiasmo perché le regate sociali venissero svolte e credendo in quello che facevo. Conosco bene lo sforzo che c'è dietro all'organizzazione di una regata.
Proprio per questo so anche che spesso ci si ritrova davanti alle richieste pressanti di organizzare una gara, per poi scoprire che gli stessi soci che ti chiedono questo impegno poi non si iscrivono e la ignorano, oppure ne criticano la riuscita etc. etc.
Per me dal punto di vista agonistico queste regate "non istituzionalizzate" non contano nulla al fine del risultato. Sono un momento di aggregazione utile agli scopi sociali. Dato però il gran numero di eventi sparsi durante l'anno sono anche convinto che non serva organizzarne molte. Credo orrganizzarne un paio durante l'anno possa essere più che sufficiente. Ovviamente è la mia idea, non la tua, non quella della maggioranza. Ed è giusto che ci siano idee diverse a riguardo.
Della regata descritta invece nel post, volevo evidenziare di come, essendo passato molto tempo da una mia partecipazione ad una competizione, non abbia ritrovato uno spirito diverso: anzi, anche in una regata di basso profilo, ci sono state beghe inutili condite da insulti durante e dopo la gara, quando invece lo scopo della manifestazione non era né gareggiare, né vincere ma semplicemente partecipare per condividere l'impegno fisico tra soci della stessa società sportiva (io la penso così ). Non era una critica a chi ha organizzato l'evento.
Altro fatto che mi ha sempre dato un po' fastidio nell'organizzare le regate è quello di "obbligare" i soci a parteciparvi. Io sono dell'idea che se una persona ti dice che non vuole partecipare non c'è motivo di insistere. Se una regata salta per brutto tempo, mancanza di partecipanti o altro non vedo perché vada recuperata per forza. Invece le regate venivano organizzate spesso in questo modo, "per forza". Spesso mi sono ritrovato anche dalla parte del vogatore pressato dalla richiesta di iscriversi ad una regata e tutto ciò dal mio punto di vista è molto indisponente.
Inoltre chi organizza una regata sociale, e chiede la partecipazione dei regatanti, spesso non tiene conto che un vogatore impegnato segue una tabella specifica di allenamento e in alcuni periodi dell'anno le regate sociali non sono un motivo per testare il livello raggiunto ma solo un ostacolo al perseguimento della propria tabella. Comunque sempre in questo blog ho già trattato nello specifico il tema delle regate sociali (clicca).
Quando troverò il tempo, modificherò il blog per renderlo più attuale al mio stato d'animo e in linea con lo scopo iniziale di questo blog. Ovvero descrivere il mio rapporto con la voga che, spesso, mi porta proprio lontano dalla voga stessa. Insomma in futuro qui dentro vorrei occuparmi di questioni più strettamente personali senza andar a polemizzare anche in modo non voluto (come in questo caso). Sono certo che certi post possono risultare polemici ma servono anche a tracciare i confini del mio modo di pormi verso certe tematiche: ovviamente non ho mai ostacolato nessuno nella vita pratica e non intendo farlo in futuro (vedi mie idee sul Coordinamento ad esempio).

A modo mio ha detto...

Errata corrige sul commento precedente:
- Poco prima della metà: "Credo orrganizzarne un paio..." doveva essere "Credo che organizzarne un paio...".

Non ho riscritto il commento perché resta traccia della sua cancellazione. Scrivendo di getto senza rileggere in modo sufficiente succede spesso di fare errori, purtroppo.